Noi siamo diversi da chi pensa di ridurre a nulla le cose che sono buone da sempre.
Noi siamo pronti a difendere l’ovvio quando l’ovvio è minato dai rigiri di parole.
Le parole sono importanti. Le parole sono la metafora della realtà.
Ma se le parole sono la metafora della realtà, la realtà di cosa è metafora? Prova a pensare.
Fermati un attimo e rifatti la domanda: ma se le parole sono la metafora della realtà, la realtà di cosa è metafora? Non ti viene in mente niente? Sei diventato così triste anche tu amico mio?
Chi parla, spesso non ama le parole perché non custodisce la realtà e assottiglia le parole a proprio uso e consumo: missile intelligente, guerra fredda, assalto di contenimento, droga legale, soglia di pericolo, rischio calcolato...
Parola logora o parola strumentalizzata. La parola non è più metafora della realtà perché la realtà non è più la metafora del Creatore.
Era questa la risposta che ti è mancata! Ignorando il Creatore, la realtà diviene duplice, fasulla, ingannevole, pericolosa... la parola allora è sibillina, emaciata, bifronte, stanca, sorda. Una prova? Se la benzina si chiama verde, la parola verde non ha più senso. Se il gasolio si chiama bianco, la parola bianco non ha più senso.
Ma verde è la natura nella quale respira la vita... fatti un areosol col tubo di scarico!
Bianca è la luna, la panna, la neve, la luce... cosa mi importa dell’emulsionante bicomponente... qui a Milano non si respira, la luna è pallida e nessuno ha il tempo di starla a guardare (quando è l’ultima volta che hai passato 5 minuti davanti alla luna?), la neve non cade più, la luce è fioca per le polveri sottili e ci ammaliamo di cancro.
Perché dobbiamo credere che la benzina sia verde se la natura a causa della benzina muore? La vita stessa muore! Noi stessi moriamo! No, oggi non moriremo, oggi siamo sotto la soglia di pericolo! Domani forse sì, però vediamo perché se viene il vento, forse sopravviviamo.
Qualcosa scricchiola. La crosta si sta incrinando. Ci sono uomini che dichiarano possibile - anzi di più: plausibile, auspicabile - un mondo fatto su rapporti di forza, sulla legge del più forte.
Noi siamo diversi. Noi non pensiamo così, noi non parliamo così. Lo sentiamo che non è così che vorremmo. Economie di mercato: spendi, che stanno bene tutti! acquista che l’economia gira! ... ma come si può credere che l’economia di scambio produca benessere per tutti da sola?
Io so che mio padre si è spaccato la schiena di lavoro per costruirsi una casa con i risparmi di una vita... ha risparmiato! Questo ha prodotto la nostra ricchezza.
Se li spendo produco la ricchezza di un altro, non la mia!
Questo sarebbe ovvio... ma non lo è più!
Se tutti qui diventiamo più ricchi è perché sottopaghiamo le materie prime, il lavoro, il trasporto; in una parola: sfruttiamo! Prova a costruire il monitor del tuo computer ad Abbiategrasso e non a Singapore: quanto costerebbe? Certo che se lo costruiamo là è perché là il lavoro costa meno!
Ma se lo pagassimo come qui, loro diventerebbero ricchi come noi.
Ci sono nazioni che si reggono dichiaratamente sul colonialismo economico, sul capitalismo fatto legge dello stato. Poi ci si chiede perché ci sono paesi del mondo che ci odiano... noi occidentali!
Ma noi, noi italiani, eravamo famosi nel mondo certo per la pizza e la canzone napoletana, ma anche per i ponti e le strade, per gli aiuti umanitari, per la più grande diga del mondo che ancora oggi a Kariba da sola produce corrente per 4 stati africani, per il sangue di missionari che spendevano la vita per portare civiltà e cultura, per il vespino 50 costruito a Genova e venduto fino in India a prezzo politico.
Questo era l’italiano: scanzonato, ma ammirato, stimato. Era l’emigrante che tentava fortuna, al nord, in Francia, nelle miniere del Belgio, imbarcato a Le Havre per le Americhe...
Noi siamo diversi; dentro di noi c’è ancora quell’anima, perché rinnegarla quando già sentiamo che quell’altra non ci appartiene?!
Noi popolo della cultura che viene dal diritto romano, che dice che la legge si basa sulla tutela della persona, come possiamo svenderci alla sottocultura che si basa sulla libertà privata?
Come può darsi una libertà se non dentro una persona? Chi custodisce la persona se la legge si occupa solo della libertà?
Noi siamo diversi. Sentiamo il bisogno si pensare, di ridire le parole.
Sento il bisogno di risentire la parola, la Parola, il Verbo, quello che era presente alla creazione del mondo, che ha visto la creatura e ha detto “bello”, non “utile”, che non ha scambiato, ma ha dato se stesso! Allora la parola diviene carne, la metafora diventa realtà, il Creatore genera nella fantasia l’armonia della creatura libera.
Aiutiamoci pensare.
Aiutiamoci a dire le parole che contengono il mondo... allora troveremo Dio.