In una Chiesa che loda di continuo l'efficienza e la performance pastorale, nella quale si tessono gli elogi per i numeri, la creatività e l'audience, chi smette di "funzionare" per scelta o necessità smette pure di valere.

Il prete anziano, malato, sofferente o stanco perde di valore. Qual è quel parroco che fa a gara per prendere in parrocchia un prete anziano o malato, esaurito o depresso?

Il cuoco che mette a tavola 500 ragazzi va bene finché non finisce in RSA; allora sparisce e si trova a stento chi vada a trovarlo.

Lo stesso capita a chi sceglie di prendersi piena cura dei propri familiari fragili: non trova più una collocazione pastorale, ma chiacchiere alle spalle e giudizi. Nessuno lo vuole perché in parrocchia non serve, non produce. Pare non abbia nemmeno nessun valore testimoniale. Nemmeno la sua vita silenziosa di preghiera fatta di gesti umili e quotidiani come pulire, lavare, cucinare e servire ha alcun valore.

Quella stessa Chiesa che predica il valore del Cristo crocifisso, butta fuori la debolezza perché ragiona coi criteri del mondo: avvenenza, forza, competenza, intelligenza.

Il Cristo non ha apparenza, né bellezza, è fragile, povero, impotente, umile, in ginocchio, eppure i suoi trent'anni di vita nascosta servono solo per ridondanti sermoni devozionali. Nella pastorale pare conti altro: dispensare sacramenti, officiare sacramentali, tenere in ordine la contabilità, aperta la segreteria, efficienti gli stabili...

La pastorale disabile è bandita... poi facciamo i convegni sull'inclusione.

 

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"rasségnati! Tu sei come una mucca che non fa il latte. Chi ti vuole?!"

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La mia riflessione nasce senz'altro dall'esperienza personale, ma vuole dar voce a chi non ha voce.

Di questi tempi vedo ciò che non vedevo. Vedo impostazioni sbagliate anche fatte con buone intenzioni. Vedo poveri esseri umani che restano fuori dai circuiti della nostra pastorale, dai nostri "messifici" - come li chiamava don Luciano - spesso assai applauditi dai fedeli che faticano però ad uscire per includere i fragili e i semplici. Una sorta di liturgia del tempio che si svolge appunto altrove rispetto alla fragilità della gente.

Ovviamente i toni sono volutamente accentuati per mostrare facilmente il contrasto e far riflettere, ma l'immagine della povera vedova e dei suoi 2 spiccioli coglie bene la questione. Per fortuna Gesù vede e loda lei...

Quindi speranza ce n'è. Speranza ne ho! E la condivido con voi.

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dsb 2023 07 17

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