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forse non essere è esser senza che tu sia senza che tu vada vagliando il mezzogiorno come un fiore azzurro senza che tu cammini più tardi per la nebbia e i mattoni senza quella luce che tu rechi in mano che forse altri non vedranno dorata che forse nessuno seppe che cresceva come l'origine rossa della rosa senza che tu sia infine senza che venisse brusca eccitante a conoscerla mia vita raffica di roseto frumento del vento ed allora sono perché tu sei ed allora sei sono e siamo e per amore sarò sarai saremo  e questo fatto ovviamente ha interagito con la mia vita sempre una delle prime scoperte e che c'era una grande differenza tra me e lui vuoi perché i miei genitori a volte la rimarcavano io imparavo in fretta e lui anche se aveva sette anni di più non aveva ancora imparato io a tre anni e mezzo quattro anni sapevo leggere  parole con il metodo doman che facevano per lui io calavo lui no ma questa diversità non è differenza di dignità la differenza che è un termine più bello della diversità se io vi dico che siamo tutti differenti suona molto meglio rispetto a se io ti dico che tu sei un po diverso quindi il termine della differenza lo salviamo e lo preferiamo al termine diversità ma questo convegno e gli altri convegni e il parlare apertamente liberamente all'interno della chiesa del tema della disabilità è stato anche voluto dalla fortissima spinta che abbiamo ricevuto da papa francesco lui subito ha parlato di periferie esistenziali cioè dai luoghi che non sono il centro dove sembra svolgersi la storia e poi in un grande in una grandissima giornata in un grandissimo commento di incontro con la disabilità papà francesco ha avuto in un modo anche molto simpatico delle dichiarazioni che per noi sono diventate fondamentali o tutti o nessuno vuol dire che nessuno può rimanere fuori dall’annuncio della bellezza del messaggio cristiano quindi se noi siamo un'associazione cattolica non possiamo descrivere nessuno perché se no qualcuno resterebbe fuori dall’annuncio cristiana abbiamo almeno tre coordinate sulle quali muoverci perché questa accoglienza sia reale sia esistenziale cioè cambi destino delle persone nostro e di ciascuno la dimensione vocazionale se c'è un essere umano più fragile questa è una chiamata se ci pensiamo quando non so siamo nell'età dell'adolescenza della preadolescenza se ci affidano un bambino da custodire o da far giocare è la prima volta che ci sentiamo grandi cioè quando scopriamo improvvisamente che possiamo dare qualcosa all'altro tiriamo fuori il meglio di noi questa realtà del tuo essere piccolo del tuo essere fragile mi chiama è una vocazione mi chiama e mi chiama fuori di me io non so far giocare un bambino sono anni che ne so io no non so come ragiona un lupetto perché io non mi ricordo più adesso ormai faccio l'università questa dimensione vocazionale va tenuta presente cioè si può cogliere sempre comunque impreparati lungo il corso di tutta una vita voglio dire a chiunque può nascere un figlio disabile sì è vero si può anche buttare nel cestino però a chiunque quindi questa dimensione vocazionale cioè di una realtà che magari improvvisamente ti chiama è ineludibile la puoi accantonare la puoi mettere da parte tipo e poi scappare poi fuggire ma è una dimensione ineludibile alla quale tutti quanti noi dobbiamo rispondere magari anche con le associazione per che bussa alla porta del nostro dopo quella famiglia che dice questo bimbo noi vorremmo inserirlo poi c'è una dimensione comunitaria e questa seconda coordinata e importantissima nella società la fragilità c'è e questo ci ricorda che noi nasciamo fragili quando siamo piccolini ma di una fragilità promettente tant'è che i nostri si curano di noi no perché c'è una fragilità promettente la mamma si prende cura del bambino perché dopo diventerà forte diventerà un po come fa il nostro progetto educativo ma esiste una fragilità che non è promettente ed è quella che attraverseremo tutti noi se non moriamo all'improvviso cioè diventeremo fragili avremo bisogno che qualcuno si cura di noi quindi o c'è questa dimensione comunitaria che assume il dato valoriale della debolezza all'interno della società dato valoriale cioè che ha un valore oppure la deriva sarà sicuramente quella appunto del cassonetto differenziato per coloro che non ce la fanno siano feti o siano anziani e poi c'è la dimensione la terza dimensione che è quella dei pregiudizi che però non accendo adesso ma la riprendo dopo diciamo che entrando in tutto questo io voglio dirvi grazie non ve lo dico semplicemente per dirvi un grazie generico io penso che quando uno decide di occuparsi della disabilità anche solo perché oggi è qui è degno di stima significa che non siete persone mediocri la mediocrità invece ci porta a dire che ma io non ho tempo per quelli lì io ho altro da fare la mediocrità ti dice che che tu sei solo per quelli per quel gruppetto gli altri non esistono la mediocrità genera all'interno della società una grande povertà ad ora  voi tutti e tutti quelli che scelgono di vivere accanto alle persone con fragilità con disabilità con povertà spirituali o fisiche sono tutte persone che fanno un patto con dio perché il nostro dio il dio cristiano ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forte per parlare di se dio non ha scelto i fulmini e le saette le potenze dei cieli che vengono sconvolte ma il corpo mi hai dato e dentro in questo corpo io vivrò fino all'assunzione totale della debolezza cioè fino alla morte quindi quando ciascuno di noi si pone liberamente accanto alla fragilità fa un patto con dio sceglie cioè di permettere a dio di rivelarsi e qui io dico in una forma proprio di domanda provocatoria che cosa c'è dentro nella persona con disabilità siccome quello che io vedo magari non è quello che vorrei vedere per cui ad esempio io faccio molta fatica a relazionarmi con te io faccio una battuta spiritosa e tu non la capisci io suono la chitarra e tutti i copri le orecchie io ti dico di stare in fila e invece tu ti metti a correre e sembra senza senso che cosa c'è dentro in questa persona c'è il mistero c'è il mistero e che cosa fa un uomo quello con la u maiuscola re non l'ho mica solo un uomo davanti al mistero scopre comprende e ne è responsabile guardate un po’ che ricorda la scoperta la competenza e la responsabilità i tre passaggi del nostro metodo educativo allora essere di fronte alla persona con disabilità significa innanzitutto scoprire chi è ma per scoprire chi è io devo non avere preconcetti e dopo torneremo sui pregiudizi perché norma anti sempre dopo e perché la botta dobbiamo guardare ti devo guardare col desiderio di scoprire uno non può vedere il panorama meraviglioso che ha di fronte se sta chiuso dentro nel rifugio nella tenda deve aprire la possibilità che ci sia un mistero da scoprire il secondo passaggio è quello della conoscenza la competenza della relazione è la più grande competenza che noi possiamo avere io posso conoscere per strada una persona ma posso dire di conoscerla davvero quando ho scelto di essere competente della sua personalità cioè della unicità della differenza anche se magari partito da un punto di diversità e poi quando scopro che questo mistero è il mistero fragile ovviamente l'altro passo è quello della responsabilità perché tu possa essere scoperto scoprì bile perché tu possa essere profondamente conosciuto e riconoscibile io ho bisogno che tu sia in un ambiente che protegge la tua unicità la tua specificità io con una battuta dico sempre che in fondo alla disabilità non esiste la visibilità è fondamentalmente un fattore ambientale qualche settimana fa ho fatto un campo cutter caso sono finito in coppia con un ragazzo non vedente e quando c'è stato il gioco notturno è lui era avvantaggiato il disabile sono diventato io che avevo bisogno di una torcia elettrica lui non aveva paura di muoversi nel bosco quindi capiamo bene di che cosa stiamo parlando certo questo magari in una disabilità sensoriale più comprensibile magari invece in una disabilità intellettiva questo è più faticosamente comprensibile ma io vi racconto qualche cosa che vi resta anche dal punto di vista delle scoperte che ho fatto io qualche anno fa pochi anni fa mio fratello roberto è stato un fratello roberto è venuto a vivere con me ed è stato invitato da alcune amiche al ristorante e lui mi dice tecniche katherine che te ne roberto hanno invitato te non hanno invitato me quindi senti loro se vogliono che io venga perché no allora lui in modo che si può venire anche mio fratello si diceva bene robben si liberi di divieti neanche tendente tempo allora però quella sera entrando in pizzeria io ho fatto questa scena io non dovevo essere qui doveva esserci soltanto lui con le sue amiche allora cosa faccio dico che evito di fare come fanno mia mamma e mio papà con buona pace di tutti di guardare se ha messo il tovagliolo se si è lavato le mani se sta ordinando la pizza con le cipolle che dopo gli resta sullo stomaco se la mangia tutta se parla mentre stando con in bocca se eccetera se si comporta bene preoccupazione della norma detta passi se si comporta bene ho detto io questa sera faccio la mosca sulla tovaglia guardo mi emoziona dirlo ma io per la prima volta ho incontrato mio fratello ho visto la persona che è perché ho smesso di sostituirmi a lui nelle cose che lui secondo un protocollo doveva fare per cui comportarsi bene non si mangia mentre si parlano si parla mentre si mangia ci si mette il tovagliolo non si gesticola tavola eccetera quella sera lì roberto era felicissimo e casualmente ho fatto una foto e in quella foto si vede la persona che roberto che cosa è cambiato e cambiato il mio sguardo è lì forse per la prima volta in senso così carnale il senso così fisico ho capito le parole del mio grande maestro spirituale di giovani e se non lo conoscete andate a conoscerlo giovani e appena compiuto  anni è il fondatore delle comunità della che sono c'è quasi  comunità nel mondo che si che accolgono come in modo familiare le persone con disabilità con disabilità grave con disabilità mentale fu qualunque tipo di di fragilità di vita e asia maniere un giorno è stato invitato alla camera dei lord del parlamento inglese perché lui dicesse loro che cosa il governo poteva fare per le persone con disabilità e lui ha cominciato il suo intervento dicendo io di rispondere a questa domanda che è un po la domanda che magari c'è in qualcuno di voi no cosa possiamo fare per le persone disabili che si dice io vi risponderò se voi mi risponderete cosa le persone disabili possono fare per voi se le persone con disabilità non hanno niente da dare alla società all'associazione a te e tu non puoi fare e per loro questo è un passaggio importantissimo che si riassume in due parole che in inglese hanno un suono molto forte dalla generosità alla mutualità cioè dal principio grande della generosità della buona azione al principio della reciprocità questo passaggio è il cambiamento copernicano dentro nella relazione con la persona con disabilità io non sono quello forte che protegge il debole ma noi siamo all'interno di una stessa umanità dove l'uno completa all'altro chiaramente questo nella vita di tutti i giorni con nella relazione con mio fratello con le altre persone con disabilità con cui adesso anche nel mio ministero sono assistente caricarsi in particolare per la disabilità è diventato il segno distintivo o il passaggio ed alla generosità alla mutu lt cioè dal dal pensare che ci sia un rapporto alto basso nella relazione con la persona e voi immaginate che cosa significa essere fratelli di una persona con disabilità puoi avere la mamma il papà più bravi del mondo i migliori educatori della terra ma tu avrai sempre la sensazione di essere il figlio della promessa l'altro meno capite no è un po difficile è come quando a tuo fratello magari al fratello maggiore di una famiglia dicono hai tu che sei più grande è proprio tu che sei il più grande ecco questo è quello che distrugge la possibilità di un reale incontro con l'altro pensare che tu sei quello che ha qualcosa da dare e l'altro non ha niente da dare questo vale per tutto vale anche per il centro della caritas della parrocchia se tu tratti il povero da povero quello resterà povero tutta la vita anzi per lui sarà preferibile essere povero in modo tale che qualcuno si prende cura di lui questi sono ad esempio le persone con disabilità che restano eternamente fanciulline fanciullini non diventano degli uomini e delle donne della partenza allora da dove dobbiamo e su che cosa dobbiamo lavorare su noi stessi è il paradosso è che non ho io delle cose da fare su di te perché tu impari ma io devo lavorare su di me la cosa più bella della cogliere una persona con disabilità all'interno di un gruppo all'interno di una branca è che i capi sono costretti a crescere mentre se hanno tutti dei bambini forzuti bravi intelligenti rompe di enti sono dei capi inutili perché non gli ha chiesto di crescere ai capi allora su cosa dobbiamo lavorare sui pregiudizi io dico almeno tre pregiudizi il primo lo chiamiamo il pregiudizio cognitivo non può capire capisce solo fino a lì quindi quello che gli passa nella mia testa è che avrà una relazione con il mondo viziata pensatelo nella disabilità sensoriale quindi se uno non percepisce la luce o i colori e quindi non può capire la luce i colori pensate una persona che ha una disabilità invece più di ordine cognitivo non può capire il mondo come si supera questo pregiudizio cognitivo partendo da un assioma che ciascuno ha la sua personale relazione con il mondo se io che sono un maschietto e te che sei una femminuccia andiamo in giro qua per corso vittorio emanuele a milano io di sicuro andrò a cercare il negozio della ferrari magari e te magari ti guarderà i più facilmente la moda perché la mia modalità di osservare il mondo e personale la tua modalità di osservare il mondo è personale ma se questo nella disparità di genere nella diversità di genere è per noi un dato assodato perché non lo deve essere nei confronti della disabilità mio fratello ha una sua percezione del mondo e qui vi faccio capire un'altra cosa che è successa in pizzeria ma quella sera è successo di tutto no diciamo che quella sera mi sono accorto di tante cose che succedevano date e arrivata la cameriera e ciascuno di noi aveva davanti il menù per scegliere la pizza io non ho neanche alzato lo sguardo a guardarla cameriera perché stavo cercando dove quale fosse la mia pizza lui invece si è girato non sa leggere si è girato e ha toccato sul braccio la cameriera e la cameriera si è difesa ha fatto proprio uno scatto come perché no metti che questo qui è contagioso alla disabilità non è contagiosa e lui col suo sguardo mezzo storto e fa sì però sorride e se non fai scappare i clienti ha rotto il vetro capite egli ha detto io sono del leone te che segno sei a ios onde sagittari ama societario e leone bevanda accordo non va d'accordo al  mi chiamo roberto sono di concorezzo cioè e lui è entrato nella relazione con la cameriera ma in realtà noi e normo eravamo lì per mangiare la pizza lui era lì per entrare in relazione chi è disabile tra me e lui il ponente sono io quello che avrebbe dovuto preoccuparsi della vita anche della cameriera per una pizza giusto quindi il pregiudizio cognitivo è una trappola nella quale siamo chiusi siamo chiusi dentro il secondo e il pregiudizio religioso e di ce ne parla un prete per forza no no religioso in senso ampio cioè che le persone con disabilità non abbiano una dimensione spirituale che è il mondo delle paure delle fantasie delle emozioni profonde e il mondo dove nasce anche il rapporto con dio ma dove nasce la profondità di una relazione intima anche con gli altri e il pregiudizio religioso è quella sorta di infantilizzazione che noi mettiamo in atto quando siamo davanti non so ad esempio un ragazzino dow e bisogna sempre trattarlo come se fosse un bambolotto sono tanto carini non sono persone perché tu davanti a una persona magari di   anni no fai così questo fa parte del pregiudizio religioso poi ce n'è un altro di pregiudizio religioso dei religiosi che dicono massima perché sta lì a portarli a fare catechismo i sacramenti ma loro sono già in contatto con dio sono degli angioletti ma detto una suora sono stai attenta a non andare attuale inferno ha viste cose cioè davvero a pensare che il rapporto della persona quel mondo spirituale della sua esistenza del suo mondo delle sue relazioni sia una cosa piccolina un po da naif da mettere sopra il lettino con le lucine il terzo pregiudizio pericolosissimo il pregiudizio comunitario noi loro sono due comunità inconciliabili o che comunque entrano in una relazione nel momento in cui io apro un pochettino la porta questo pregiudizio è devastante quante volte le persone con disabilità si sentono escluse e non ci tentano neanche non perché fuori ci sia un cartello vietato l'accesso ai disabili ma perché c'è un cartello invisibile dove comunque coloro che sono un orbo e hanno bisogno di sentirsi normodotati tengono lontani coloro che non lo so ecco qui il grosso impatto che poi sarà tema anche del nostro lavoro laboratoriale come fa un’associazione dove competenza forza autonomia sono dei must a essere un luogo dove quella persona così può crescere nelle sue competenze allora sicuramente una ricetta è quella del collegamento per vincere questi pregiudizi il collegamento con il luogo dove le persone vivono dove sono cresciute con l'album delle fotografie con gli operatori sociali con l'assistente sociale con i medici con tutto il tessuto che compone la vita di questa persona per vincere i pregiudizi e secondo seconda ricetta quello di operare facendo volendo fare esperienza del limite ecco a volte con buona pace dei genitori vorremmo tenerli lontani dalle loro limite in una zona di comfort ma tutti quanti noi se non tentiamo di uscire dalla zona di comfort non cresciamo questo questa fatica va posta in essere e attenzione la prima zona di confort dalla quale bisogna uscire è la nostra per cui io fino a ieri non ho avuto in unità in branca un bambino con disabilità un ragazzo con disabilità adesso ce l'ho quindi devo uscire dalla mia zona di comfort e nessuno è capace di limite nessuno di noi è capace di fronte al limite se non lo si chiamerebbe limite giusto fin tanto che io non sapevo che posso portare uno zaino da  chili pensavo che portare   kg forse impossibile e invece è possibile poi magari solo per cento metri però è possibile allora anche qui dobbiamo mettere in atto quei tre passaggi fondamentali scoperta competenza e responsabilità la scoperta che il limite c'è non è un dramma è un sito con noi per fare anche ritornare in tenda e non ce l'ha fatta gli è venuta paura del buio quando si è spento il fuoco e abbiamo dovuto telefonare a casa perché era disperato non sapeva come fa l'esperienza del limite va fatta bisogna scoprirlo il limite per per fare che cosa per conoscerlo questo limite e per rendersene responsabili non c'è una risposta univoca per tutti lo accennavo proprio molto bene tu e ci può essere una risposta specifica per ciascuno tutti possono essere scout nessuno escluso ciascuno magari a modo suo e nessuno deve essere guardato secondo il suo limite è questa è l'anima un po difficile ma tutti hanno diritto di essere scoperti perché dentro in quell in invece la persona cioè il limite il confine io non guardo l'italia dai confini che ha guardo l'italia per le ricchezze gastronomiche ad esempio paesaggistiche ciascuno può trovare posto nella mia vita perché io abbia un posto nella vita stessa e qui c'è una cosa grandiosa quando ad esempio i lupetti le coccinelle bimbi si accorgono che nel mio cuore c'è posto per quel bambino più fragile tutti quanti sanno che c'è posto per loro è lo stesso gli esploratori e guide i rover scolte se nel mio cuore c'è posto per chi tra di noi e più il pallona c'è posto per me altrimenti avrò sempre la paura che non ci sarà posto per me è l'essere ii sarà una fatica arrangerò sui gomiti per guadagnarmi la stima del mio capo per farne uno spazio per trovare una mediazione al mio essere quindi l'accoglienza di chi è più fragile non è bypassabile quando un gruppo dice no sta buttando via la sua vera identità lo scautismo e concludo e cielo il tempo per concludere in azione per forza per forza lo scautismo è metafora della vita è una metafora della vita chi si innamora della metafora non capisce la vita quindi non è lo scautismo da cambiare devo diventare uomo e donna della partenza cioè devo diventare più umano il vero successo nella vita e diventare uomini e diventare uomini e il vero cambiato e questo cambiamento avviene quando io ho il coraggio di scontrarmi con il mio limite la mia mamma e il mio papà non erano capaci di essere genitori di un figlio disabile anzi mia mamma nel  a  anni non sapeva nemmeno che esistevano i bambini disabili lei vedeva in giro sono quelli non disabili tutti belli e sani invece il suo è andato per tre volte in punto di morte nei primi tre anni di vita allora nessuno è capace di limite ma tutti possiamo starci dentro se abbiamo il desiderio di cambiare e di scardinare quel pregiudizio del noi loro e capire che apparteniamo tutti quanti alla stessa umanità